L’ immagine in punta di lingua. Perché punta è “estremità aguzza e pungente di qualcosa”. Se qualcosa ha la sorte di trovarsi sulla punta della lingua danza, in un trionfo di calambour, sulle punte, lungo il crinale dell’acuminato ago della comprensione e dell’esternazione.Non certo per sua volontà, ma per il soffio d’una punta di vento, scivola lungo l’accidentato percorso che porta dal recondito meandro del cuore,in cui poc’anzi era rinchiuso,all’assolata spianata del pubblico dominio.O, quantomeno, dell’intelligibile. A questo punto, si ritrova, quel qualcosa intendo, nudo, spiumato e talvolta gemente dinnanzi agli occhi indagatori di chi ha avuto la prontezza di spirito di coglierne l’inciampo, senza aver avuto la forza di soffiare.Increduli e sbigottiti, tutti, spettatori e protagonisti fusi -e mezzi cotti- nel solito calderone dell’oggi, plaudiamo alla nascita accaduta da una caduta(sto passando il segno?).“Un trionfo della gravità”, qualcuno pensa, facendosi largo tra la folla con una punta di sarcasmo.Qualcun altro, con disappunto, ricorda che mai niente è puntuale. Per uscir dal punto, resta il fatto: s’è data forma ad un pensiero, ad un’azione. Al Sentimento. Giovanni
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