Al di là

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mercoledì 7 novembre 2007

Alice, Bianconiglio ed il Cappellaio matto / 4



...Ed infine, scomparso il sole, sugli scogli del porticciolo di Numana.
Un grazie di cuore a:
Diego, compagno e collega;
Alice, protagonista bella e paziente (come sempre);
Pamela, make up artist e assistente indispensabile;
Silvana ed il negozio "La firma" di Sirolo;
Laura, consulente chiave ed ospite deliziosa.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Ho guardato con attenzione il blog, le foto (credo e spero tutte: mi piace esprimermi solo sull'intiero), e i commenti tuoi e di altri (posso darti del tu?). Credo che in fondo tu ti prenda troppo sul serio, e che prima di pubblicare scatti così pericolosi, come questi alla (tua?) ragazza, ci avrei pensato un attimo: il rischio è primo di mortificarne la bellezza per scarsa freddezza, secondo di incappare in difetti, come dire, "di gusto". C'è anche da dire però che i principianti spesso hanno il difetto di prendersi troppo seriamente, in tutte le cosiddette "arti", e che tu, in quegli scatti in cui sembri più immediato e meno compiaciuto, un margine di miglioramento lo fai intuire. Vivi e sogna, dicci qualcosa con le tue foto, non farle per te o peggio ancora per lei. Falle per noi, ma parlandoci di te. E prima della tecnica cura il gusto! Il gusto ragazzi, il gusto!! Sinceramente, Vitaliano.

Giovanni ha detto...

Ho letto con la medesima attenzione il tuo commento ed i tuoi consigli (mi permetto anche io un democratico quanto confidenziale “tu”). E lasciami dire, prima d’ogni altra riflessione, che il non avere un real/virtuale interlocutore in questo mio tentativo di dialogo, mi mette alquanto in difficoltà. E mi spiace.
Da sempre ho pensato che quando si riceve un consiglio, una pacca sulla spalla, o persino – non mi viene un termine più adatto, ed è un po’aulico..ma tanto meglio, farà compagnia ad “intiero”- una reprimenda, si debba avere la possibilità ed, ancora prima, il buon gusto di replicare o di ringraziare, avendo ben presente a chi e dove rivolgersi.
Se questa possibilità viene negata, converrai con me che il contraddittorio in un caso, ed, ancor peggio, l’educazione nell’altro, risultano decisamente menomati.
Dunque, caro Vitaliano, ovunque e chiunque tu sia grazie per i consigli. Sono davvero contento che qualcuno si interessi al mio blog, lo prenda seriamente in considerazione e spenda persino tempo in suggerimenti, che immagino sinceri. Tanto più, che, appunto, sono un principiante con tanta voglia di imparare. Mi devo nutrire di questo.
D’altra parte, nonostante la mia condizione di precario del sapere fotografico – e di ogni altro sapere a dirla tutta - , credo d’ aver comunque diritto a replicare, tentando, ovvio, di difendere l’indifendibile. Si tratta, in altri termini, del famoso “Ma io…” che faceva rizzare le orecchie ai maestri d’ una volta.
E che vada perso nell’etere internettiano a causa di una tua – permettimi – negligenza, poco importa.
Prendersi troppo sul serio. Di per sé sarebbe un po’ mortificante sentirselo dire, e andrebbe motivato un po’ meglio forse. Ma il problema non mi riguarda, poichè difficilmente una persona dotata di un briciolo di buon senso – e mi reputo tale, prendendomi in merito decisamente sul serio – può davvero pensare di essere in qualche modo “serio” con una reflex che si acquista anche in un ipermercato e con un flash di seconda mano, mentre scatta fotografie ad amici e fidanzata. E’ vero che mi piace quello che tento di fare, che mi diverto, che gioco, che cerco di imparare e che comunico i miei fallimenti o i miei successi, o quelli che reputo tali, attraverso questo blog. Ma non l’ho intitolato “ Gio – il fotografo professionista” o “il blog dell’astro nascente”. E’ – appunto - un blog. Non credo infatti neppure di aver materiale per un sito. Quanto a principianti che si prendono sul serio, ne vedo e ne leggo tanti in ogni sito di appassionati di fotografia, e, peraltro, spesso li invidio : o per il coraggio di prendersi tanto sul serio, o perché se lo meritano. D’altra parte, chi siamo per giudicarli ? Io nessuno..tu, purtroppo, non lo so.
Ancora.
Non ho capito. Non ho capito perché debba essere pericoloso fotografare e pubblicare questi scatti della persona che amo. Non credo ne risulti deturpata o mortificata, ed una volta avuta la sua piena approvazione, sono pronto ad assumere ogni responsabilità e conseguenza che ne derivi. Al di là del fatto che si impara solo “sbattendoci il muso” - sugli sbagli, dico - credo che la meraviglia di un pomeriggio passato a provare abiti di un negozio di una cara signora di nostra conoscenza, in compagnia di un altro aspirante fotografo e di un’ amica prestatasi al trucco, sia degno di esser immortalato con tutta la passione (leggi : scarsa freddezza) di cui sono capace. Quella è la vita per me, (ed è, tra l’altro,uno dei ricordi più divertenti in cui spesso mi rifugio). Non ho mai millantato (come spesso invece si legge..) collaborazioni con prestigiose case di moda o set fotografici all’avanguardia.
Avrei voluto ricevere da chi, come te – tiro ad indovinare,ma so di non sbagliare – principiante certamente non è, anche suggerimenti relativi alle luci, alla tecnica, alle inquadrature…ma dopo avermi avvertito sul rischio-scarsa freddezza, mi consigli di non fare foto per lei (e perché non “anche” per lei ?) e di dire qualcosa con i miei scatti, vivendo, sognando e parlando di me. Dunque mettendoci tutto me stesso, tutta la mia passione. Più freddezza o più passione ? Di certo, credimi, non sono compiaciuto. Conosco i miei limiti, in virtù di quel buon senso di cui sopra.
Resta poi la questione legata al “gusto”. Credo – ma su questo hanno scritto trattati interi, quindi, è persino superfluo ribadirlo – che mentre esistono elementi oggettivi come possono essere, nel caso di specie, la luce o l’inquadratura, l’elemento legato ad un, peraltro non meglio individuato, “gusto”, sia fortmente caratterizzato da un’impronta soggettiva, che è difficilmente inquadrabile e tanto più difficilmente sindacabile. La valutazione che inerisce quanto qualcosa sia di buon o di cattivo gusto, al di là dello sbiadito ricordo di Petronio, arbiter elegantiae, non è da tempo considerata prerogativa assoluta di taluno. Non ritengo le mie fotografie di cattivo gusto o di buon gusto, ma di mio gusto, o, ancora meglio, rientranti nel mio personale gusto di quei momenti e di quei contesti. Posto che non sono né volgari nè offensive. E’ lecito, giusto, ovvio, naturale e persino scontato che qualcuno creda il contrario, ma non può certo essere un consiglio, quello di curare il gusto. Perché paradossalmente ed implicitamente, curarlo potrebbe significare appiattirlo a quello di altri, nel momento in cui, poi, gli altri le ritengano di gusto. E le foto non sarebbero più mie. Non mi rappresenterebbero più. Non sarebbero più l’espressione di quei sogni, di quella vita che cerco di mettere in tutto quello che faccio. Grazie. Giovanni.

Anonimo ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
Anonimo ha detto...

necessita di verificare:)

Anonimo ha detto...

imparato molto

Anonimo ha detto...

imparato molto

Anonimo ha detto...

molto intiresno, grazie